Read Ritual Online

Authors: William Heffernan

Tags: #Fiction, #Thrillers, #Suspense

Ritual (7 page)

Rolk tornò a sedersi e Devlin si sistemò vicino a Kate.

«Per cominciare, ho bisogno dei nomi di tutti quelli che ieri sera erano qui.»

«Proprio quello che temevo,» scattò Alexandra. «Finirà col trasformare il museo in una specie di terreno di caccia dove si tendono imboscate alle personalità di rilievo. E
questo
,
tenente, non potrà che danneggiarci.»

«Tenteremo di essere discreti,» dichiarò Rolk, fissandola bene in faccia. «E ci sforzeremo di non spaventare nessuno.»

Alexandra chiuse gli occhi, profondamente irritata. «Che altro?»

«In base alle prime analisi di laboratorio sembra che l'arma usata sia abbastanza antica da essere qualificata come un pezzo da museo.»

«
Quanto
antica?» Era stata Kate a parlare. Il suo viso era ancora pallidissimo e la voce le tremava un po'.

Rolk non rispose subito; cercava di stabilire quanto poteva essere specifico. La donna bionda e giovane, notò, sembrava avere perso tutta la grazia e la sicurezza sfoggiate durante la conferenza della sera prima. «Settecento anni, forse anche più vecchia,» rispose alla fine. «Aspettiamo il risultato di certe analisi più accurate.»

«E il materiale?» Cogliendo un lampo negli occhi del poliziotto, Kate si affrettò ad aggiungere: «Vi sarà indispensabile saperlo, se volete stabilirne la data di fabbricazione.»

Rolk assentì. «Al riguardo, i nostri patologi sono un po' perplessi. Ci sono tracce di bronzo e di un altro materiale che pare di origine vulcanica, molto simile a quello utilizzato per il pugnale che ci ha mostrato ieri sera.»

«Ossidiana.»

«Che cosa?»

«Il pugnale che ho mostrato è di ossidiana, un materiale simile al vetro, molto duro e di origine vulcanica, appunto. Molto usato fra le tribù maya del Sudamerica e del Messico per forgiare armi e strumenti.»

«E abbastanza acuminato da...» Rolk non concluse la frase ma Kate fu pronta a raccogliere l'insinuazione.

«Molto di più,» affermò. «L'ossidiana può essere affilata fino a diventare più tagliente della lama di un rasoio e in effetti i maya l'utilizzavano anche a questo scopo. È un materiale che si smussa con facilità, ma se affilato nel modo giusto, potrebbe essere facilmente impiegato per...» Esitò. «Per quello che lei ci ha appena detto.»

«Anche per segare delle ossa?»

«Tra gli altri, i maya usavano anche pugnali con il bordo seghettato, perfettamente in grado di tagliare materiali molto resistenti.»

«Dove sono le armi che ci ha mostrato ieri sera?»

«Di sotto, nel laboratorio che il Metropolitan ci ha messo a disposizione.»

«Vorrei vederle.»

«Naturalmente.»

«Ce ne sono altre?»

«Sì. Alcune qui e altre custodite nel museo presso cui lavoro, il Museo di Storia Naturale.»

«Mi piacerebbe vedere anche quelle.»

«Sono parecchie, forse centinaia.»

Rolk era sorpreso. «Che lei sappia, ci sono collezionisti privati in possesso di questo tipo di arma?»

Lo interruppe la voce di Alexandra, grondante sarcasmo. «Oh, soltanto un centinaio o giù di lì nella sola città di New York.»

«Ha ragione,» si affrettò a intervenire Kate, nella speranza di evitare un altro scontro.

«E alcuni di loro erano presenti ieri sera?»

«Che io sappia uno soltanto,» rispose Kate. «Anzi, ci ha perfino prestato del materiale, ma...»

«Di chi si tratta?» volle sapere Rolk.

«Adesso ascolti me,» interloquì Alexandra, protesa in avanti come se si preparasse a saltargli addosso. «L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un collezionista infastidito dalla polizia solo perché ha voluto mostrarsi generoso con noi.»

Rolk ricambiò impassibile il suo sguardo. «Non so perché, ma ho l'impressione di non essermi spiegato con sufficiente chiarezza. In caso contrario, non me ne starei certo qui ad ascoltare le sue chiacchiere. Ma voglio provarci di nuovo.» Senza staccare gli occhi da lei, cominciò a elencare: «Primo, abbiamo una donna... una donna molto graziosa, bene educata, appartenente alla classe media... assassinata in modo brutale, molto più brutale dei resoconti che forse lei legge sui giornali del mattino, un modo che non le descriverò perché non ho alcuna voglia di vedere sulla scrivania quello che ha mangiato a colazione. Secondo, se non ha cambiato i suoi programmi, così come li aveva esposti al marito, Cynthia Gault è stata uccisa ieri sera poco dopo avere lasciato questo museo, apparentemente con un'arma che potrebbe essere qualificata come un reperto da museo e simile a molte di quelle che conservate qui.» Sollevò il terzo dito. «Per ultimo... e lo dico basandomi su più anni di esperienza di quanto lei possa immaginare... questo non è il tipo di omicidio destinato a restare isolato. E se la mia supposizione è esatta, allora rischiamo di trovarci con qualcuno che utilizza il vostro museo per procurarsi le sue vittime, il che significa che dovrò parlare con tutti quelli con cui riterrò sia necessario farlo. E
chiunque
tenti di interferire con il mio lavoro ne ricaverà soltanto un'imputazione per avere ostacolato lo svolgimento delle indagini. Spero di essere stato più chiaro questa volta, Miss Ross.»

Kate sbirciò Alexandra, il cui viso durante il discorsetto di Rolk aveva assunto svariate tonalità di rosso; teneva le mani strette a pugno e le stringeva con tanta forza che le nocche le si erano sbiancate; e aveva le labbra serrate in una linea sottile. Alexandra era abituata a spazzare via gli incauti che osavano sfidarla, ma non questa volta, pensò Kate.
Questa volta, Alexandra, hai incontrato qualcuno più duro di te.

Immobile, Alexandra fissò Rolk per lunghi secondi, poi posò i palmi delle mani sulla scrivania e si alzò. «Molto bene, tenente, mi dica quello che vuole.»

Sulle labbra di Rolk aleggiava l'ombra di un sorriso. Sapeva che quella donna avrebbe telefonato al comando della Centrale per lamentarsi di lui non appena fosse uscito, così come sapeva che O'Rourke avrebbe reagito strillando come un pazzo. Ma sapeva anche che personalmente non avrebbe potuto preoccuparsene di meno.

«Per prima cosa vorrei la lista di tutti i partecipanti alla conferenza. E anche un elenco delle persone che, stando alle vostre informazioni, fanno collezione di questo genere di armi.» Si rivolse a Kate. «Questo riguarda anche il suo museo.» Tornò a guardare Alexandra. «Poi mi piacerebbe parlare con le persone che in entrambi i musei hanno accesso alle armi. E vorrei farlo subito, se possibile.»

Alexandra scarabocchiò qualcosa su un taccuino prima di sollevare gli occhi su di lui. «Gli elenchi saranno pronti per le tre; può mandare qualcuno a ritirarli.» Lanciò un'occhiata a Kate. «E credo che la dottoressa Silverman sarà lieta di presentarla alle persone con cui desidera parlare.» Esitò una frazione di secondo, poi sorrise senza calore. «Subito.»

 

Kate li guidò nel seminterrato del Metropolitan e attraverso un labirinto di corridoi che si aprivano su magazzini e depositi. Davanti a una porta contrassegnata da un semplice numero, si fermò ad affrontarli. «Tenente, c'è qualcosa che devo sapere prima di condurla dalle altre persone che hanno collaborato alla mostra.»

Rolk la guardò con attenzione. Come aveva notato la sera prima, era molto bella; l'atteggiamento, perfino gli abiti che indossava rivelavano come avesse appreso tutto quanto era necessario per enfatizzare la bellezza e l'intelligenza di cui era dotata. Ma da quando era stata informata dell'omicidio l'aveva vista cambiare, e ora appariva spaventata e insicura. Forse più di quanto non fosse logico aspettarsi.

«Le cose che posso dirle non sono molte, dottoressa Silverman. Che cosa vorrebbe sapere, esattamente?»

Kate si torceva le mani e nei suoi occhi l'espressione spaventata si accentuò. «Ho l'impressione che secondo lei la mia conferenza abbia giocato una parte in questo... questo... Che possa avere ispirato qualcuno a mettere in atto il sacrificio rituale da me descritto. Certo non parlava sul serio.»

Era questo, allora, pensò Rolk. Temeva di finire coinvolta in quella brutta faccenda, di essere accusata di avere indirettamente provocato un assassinio.

«Dottoressa Silverman, tutto quello che posso dirle è che questa è una delle possibilità che stiamo valutando.»

«Ma, tenente, le persone che erano qui ieri... certo l'avrà notato anche lei... non erano del tipo che ascolta una conferenza sulle uccisioni rituali e poi si precipita fuori a fare esperimenti dal vivo.»

«Le ripeto che è solo una delle possibilità. Chi può dirlo, un addetto alla sicurezza o alla manutenzione, qualcuno con una rotella fuori posto potrebbe avere ascoltato la conferenza e deciso che quella era proprio una grande idea. O potrebbe esser stato qualcuno del personale del museo ad agire così per motivi che ancora ignoriamo. In ogni caso, lei non ha nulla di cui rimproverarsi, e se conosco New York, quanto è accaduto sarà un'ottima pubblicità per la sua mostra. Verrà gente che in altre circostanze non si sarebbe neppure sognata di farsi vedere.
I
newyorkesi, temo, amano la violenza. Ne sono affascinati perché li spaventa e perché in fondo ci vivono in mezzo. Basta che qualcuno spari a quattro punk su un vagone della metropolitana e loro lo trasformano in eroe nazionale, senza fermarsi a pensare che avrebbe potuto uccidere anche qualche innocente che si trovava sul treno per caso quando il nostro giustiziere ha deciso di dare il via alla sparatoria. Quindi non si preoccupi troppo dei suoi eventuali collegamenti con il caso. Potrebbero addirittura tornarle utili.»

Kate continuava a tormentarsi le mani. «Lei non capisce, tenente. Non sono le eventuali conseguenze che l'omicidio potrà avere sulla mostra a preoccuparmi. Oh, certo, si risveglerà un certo interesse, ma il valore intrinseco della mostra farà dimenticare tutto.»

Nel tentativo di frenare il tremito delle mani, incrociò le braccia sul seno. Poi guardò Paul Devlin. «Sono già stata accusata di avere cercato di fare del sensazionalismo nel promuovere la mostra e per certa gente questo... questo incidente non farà che confermare i loro peggiori sospetti.» Nei suoi occhi comparve una luce di irritazione. «Che diavolo, ho lavorato sodo per questa iniziativa, e ancora di più per arrivare dove sono adesso. La gente è gelosa qui, non fa che cercare scuse per fregarti le opportunità migliori. So come funziona. Fra un anno qualcuno farà il mio nome per un progetto e qualcun altro, che non mi vuole, dirà: 'Oh, sì, ha ottime qualifiche, ma anche la tendenza a ficcarsi in grossi pasticci. Non è colpa sua, naturalmente, ma non credo che possiamo permetterci di rischiare.'»

D'impeto, tornò a rivolgersi a Rolk. «Tenente, non voglio vedere la mia carriera colare a picco. Oh, so di apparire molto egoista, ma, maledizione, mi terrorizza l'idea di perdere tutto quello per cui ho lottato per colpa di un pazzo.»

Rolk la fissò in silenzio per parecchi istanti. «E se non fosse un pazzo, dottoressa Silverman?»

Kate spalancò gli occhi, stupefatta. «Che cosa intende dire? Che qualcuno potrebbe averlo fatto intenzionalmente, per danneggiare me o la mostra? Ma è assurdo!»

Il fantasma di un sorriso aleggiò sulle labbra di Rolk e subito scomparve. «Forse chi stiamo cercando è qualcuno che crede nei suoi rituali, dottoressa Silverman.»

«Questo è perfino più assurdo.»

«Oh, noi assurdità ne vediamo a bizzeffe,» interloquì Devlin. «Ma al momento l'importante è parlare con i suoi collaboratori.»

Kate annuì con un gesto legnoso. «Sì, naturalmente,» mormorò. «Ma credo sarebbe meglio se entrassi io per prima e li informassi di quello che sta succedendo. Sarà tutto più facile per voi, in questo modo.»

Entrò decisa, mentre Rolk e Devlin si fermarono vicino alla porta.

«Che cosa intendevi, dicendo che forse cerchiamo qualcuno che crede nei suoi rituali?» volle sapere lui.

Rolk osservava Kate, che ora parlava con una donna anziana, apparentemente il capo. Doveva essere sulla cinquantina, calcolò, e ancora piuttosto attraente, a dispetto dei corti capelli grigi dal taglio austero. Kate parlava in modo concitato e a ogni sua parola la donna anziana sembrava irrigidirsi di più.

«Ti ho chiesto che cosa intendevi accennando a qualcuno che crede in certi rituali,» ripeté Devlin.

Rolk non staccò gli occhi dal gruppetto che stava a pochi metri di distanza. «La conferenza di ieri sera,» spiegò poi con aria assente. «Uno dei suoi scopi era di attirare l'attenzione del pubblico su non so quale associazione che si propone di aiutare gli indios trapiantati nel nostro paese.»

«E tu credi...»

«Non si sa mai.»

La donna con i capelli grigi aveva voltato le spalle a Kate e parlava con due uomini, uno sui sessant'anni e l'altro più giovane, più o meno trentenne. Un muscolo nella sua mascella, notò Rolk, guizzava spasmodico.

A un cenno di Kate, lui e Devlin si avvicinarono. L'uomo più giovane li guardava con un'espressione di divertimento mista a curiosità. Era alto e snello, con lunghi capelli biondi che gli coprivano le orecchie e un viso talmente perfetto da avere qualcosa di femmineo.

«Mio Dio,» fu il suo saluto. «Finalmente qualcosa che porta un po' di colore in questa grigia giornata.»

«Sta' zitto, Malcolm.» La donna anziana fece il giro di un tavolo carico di manufatti e passò accanto a Kate, ignorandola completamente. «Sono la dottoressa Grace Mallory,» si presentò, piegando la testa a sinistra. «Questo è il dottor George Wilcox, conservatore del settore di arte maya del Metropolitan, e il ragazzo che sogghigna come il gatto di Alice è uno dei miei assistenti, il dottor Malcolm Sousi. Lui e io lavoriamo per il Museo di Storia Naturale.»

Other books

Transformation Space by Marianne de Pierres
Life Below Stairs by Alison Maloney
Enigma by Leslie Drennan
We Install by Harry Turtledove
My Brother's Keeper by Adrienne Wilder
A Spy's Honor by Russell, Charlotte
The Mystery Woman by Amanda Quick
Killer Dust by Sarah Andrews
Last Call for Blackford Oakes by Buckley, William F.;
Of Mice and Men by John Steinbeck


readsbookonline.com Copyright 2016 - 2024