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Authors: William Heffernan

Tags: #Fiction, #Thrillers, #Suspense

Ritual (27 page)

BOOK: Ritual
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Il sorriso di Kate erano ironico mentre lanciava uno sguardo circolare alla misera piazzetta. «Guardi che questo è un villaggio notevolmente prospero,» lo informò. «Più ci inoltreremo nella foresta, maggiore povertà incontreremo.» Fece una pausa, poi soggiunse: «E questo è quello che rimane di una cultura che ha costruito città in grado di rivaleggiare con quelle dell'antico Egitto e dell'antica Roma.» Prima che lui potesse rispondere, un uomo comparve sulla porta della chiesa. Aveva la barba di almeno un giorno, profondi cerchi neri sotto gli occhi e i capelli radi malamente pettinati. In lui tutto sembrava suggerire una notte lunga e insonne. Si fermò davanti a loro. «Americani?» chiese.

«Sì. Mi chiamo Rolk e questa è la dottoressa Kate Silverman. Stavamo cercando il parroco.»

L'uomo si agitò nervosamente, abbassò gli occhi a terra, poi li riportò su Rolk. «Sono padre Cordino. Padre William Cordino,» disse. Teneva le mani serrate e il suo era solo un tentativo di sorriso. Emanava un forte odore di alcool. «Dovete scusare il mio aspetto, ma da qualche giorno non mi sento bene.»

Parlando continuava a torcersi le mani, in attesa di un parola benevola. Rolk si rese conto che doveva avere poco più di trent'anni, ma anni sconfitti e mal vissuti, e con la mente tornò al sacerdote conosciuto a New York e alla sofferenza che sembrava consumarlo.

«C'è un posto in cui possiamo ritirarci a parlare, padre?» chiese poi.

A quella richiesta il sacerdote sembrò tornare in sé; ammiccò rapidamente. «Ma certo, mi scusi.» Si voltò, indicando la chiesa. «Ho un piccolo appartamento sul retro. Seguitemi, vi prego.»

Entrarono in chiesa e Rolk fu colpito dall'aria di decadenza che vi regnava. Semplici panche di legno erano state disposte sul pavimento di terra battuta. Dietro il semplicissimo altare di legno coperto di polvere, stava appeso un po' a sghimbescio un piccolo crocifisso d'oro. Le poche statue di santi erano scheggiate e lo strato di vernice che le rivestiva sbiadito. Su un tavolino a destra dell'altare c'erano le candele votive, tutte spente. Rolk aspirò profondamente e un odore umido gli aggredì le narici. Era come se qualcosa lì dentro fosse morto, pensò, e quel qualcosa era la chiesa stessa.

Il religioso oltrepassò un arco coperto da una tenda e li precedette in una stanzetta squallida che conteneva soltanto un focolare, una brandina e un tavolo con tre sedie.

Padre Cordino li invitò a sedersi e offrì loro da mangiare e da bere, ma dopo una seconda occhiata alla stanza lurida, occhiata che il prete parve non notare, Rolk rifiutò, imitato da Kate.

«Non mi sembra che le cose vadano molto bene per lei, padre,» osservò poi il poliziotto.

Per tutta risposta l'altro gettò all'indietro la testa e rise, una risata quasi irrefrenabile. «Non vanno affatto, Mr Rolk. Non sono mai andate. Fin dal giorno in cui sono arrivato.»

Rolk si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sul fragile tavolino. «È lei che è stato inviato a prendere il posto di padre Lopato?» Vide il dolore, poi la sorpresa comparire negli occhi del religioso.

«Conosce padre Lopato?»

Rolk si limitò a un'occhiata a Kate, poi cominciò una lunga, dettagliata spiegazione sulla loro presenza lì a Chetulak. Sembrava che ogni frase scavasse una nuova ruga di sofferenza sul viso del prete, che lo guardava con la bocca socchiusa, gli occhi dilatati.

«Quindi sta accadendo anche a New York,» sussurrò alla fine.

Kate raddrizzò le spalle. «Che cosa intende dire, padre? Sta forse dicendoci che qui si verificano attualmente dei sacrifici umani?»

Sembrò che l'altro non l'avesse neppure udita; guardava il piccolo crocifisso appeso sulla parete sporca. «Ho tentato,» cominciò poi, e la sua voce era poco più di un bisbiglio. «Ho fatto tutto quello che mi era stato insegnato, tutto quello che ci si aspettava da me.» Ancora una volta i suoi occhi misero a fuoco Kate e Rolk. «E li amavo. Tutti quanti.» Di nuovo quell'espressione remota, distante. «Ma le donne giovani, «loro hanno continuato a sparire durante il mio primo mese di permanenza qui. E niente di quello che facevo serviva a impedirlo. Non riuscivo a convincerli che quanto facevano era male. Non mi ascoltavano. Poi di colpo tutto è cessato, ma non grazie a me. Sapevo bene che sarebbe cominciato di nuovo, e credo che stia accadendo ora.»

«Vuol dire che gli stessi sacrifici praticati a New York avvengono anche qui? Ora?» lo sollecitò Rolk.

Cordino annuì vagamente, quasi fosse incapace di parlarne. Poi di colpo alzò gli occhi. «Sì, credo di sì. Finora non sono stati ritrovati cadaveri, ma ieri c'era del sangue...» Scosse la testa e i suoi occhi si fecero di nuovo vitrei. «È ricominciato, io lo so.»

«Nessuno le ha spiegato il perché?» intervenne Kate.

Lo vide trasalire, come se fosse stato colpito. «Perché Quetzalcoatl è tornato. Gli indigeni dicono di averlo visto. Di avergli parlato.»

«E sarebbe stato lui a sollecitarli a dare di nuovo inizio ai riti di sangue?»

Cordino annuì e nel suo sguardo comparve un'espressione terrorizzata. «Sostengono che lui ha detto loro che la religione deve tornare viva.» Gli tremavano le labbra. «E non soltanto qui. Sostengono che lui li ha lasciati di nuovo per portare il suo messaggio ad altra gente, in altri mondi.»

Rolk e Kate si scambiarono un'occhiata.

«Hanno detto che aspetto aveva?» domandò Rolk alla fine.

Il sacerdote scosse la testa. «Soltanto che portava la maschera.»

«La maschera?» ripeté Kate.

«Dunque, chiunque fosse, portava la maschera di Quetzalcoatl.» Guardò Rolk. «Ed è diventato Quetzalcoatl.»

Il poliziotto accostò il viso a quello del giovane prete. «E tutto questo è cominciato mentre c'era qui padre Lopato ed è continuato per un mese dopo la sua partenza, giusto? Per poi ricominciare?»

L'altro annuì e sbiancò di colpo. «Oh, mio Dio. Ma che cosa sta dicendo?» Ora tremava tutto. «Padre Lopato è a New York. Sta cercando di insinuare che
lui
ha qualcosa a che fare con le atrocità che avvengono

e qui?» Ora la sua testa era scossa da un tremito convulso. «Impossibile. Era ammalato, d'accordo, aveva avuto un collasso nervoso piuttosto grave. Ma era colpa del posto, semplicemente.» Fissò Rolk. «Mi creda, io lo so. La colpa
era
di questo posto.»

«Lavorava con gli indigeni,» insistette Rolk. «Lavorava come antropologo oltre che come prete. Studiava la loro antica religione, vivendo a stretto contatto con loro.»

«Ma non in
questo senso.
Oh, Dio, no. Non in questo senso.»

«C'erano qui anche due antropologi di New York, del Museo di Storia Naturale. Li ha conosciuti?»

«No, se n'erano già andati quando sono arrivato. Ma ho sentito parlare di loro dalla gente del villaggio. Erano molto rispettati, il che è logico se si pensa che pagavano molto bene. Il denaro è importante per gli indigeni. Sono molto poveri.»

«Sa chi sono gli abitanti di questo villaggio che lavoravano agli scavi?»

«Sì, certo. Conosco anche quelli che venivano da altri villaggi.»

«Sarebbe possibile parlare con qualcuno di loro?»

L'altro annuì con aria assente. «Naturalmente.» E sorrise, quasi con tristezza. «Ma che siano disposti a rispondere, questa è un'altra faccenda.»

«Io sono stata agli scavi,» interloquì Kate. «Forse, se mi riconosceranno, saranno più disponibili.»

«Vale la pena di tentare,» assentì Rolk. «E comunque dovrà farmi da interprete.»

Fuori, Rolk si appoggiò alla jeep guardando la manciata di indigeni che si era riunita intorno al prete, a pochi metri di distanza. «Ne riconosce qualcuno?» domandò a Kate.

Lei scosse la testa. «No, ma d'altra parte deve pensare che non ho avuto molti contatti con loro durante il mio soggiorno. È stato molto breve e non ho partecipato realmente ai lavori.»

«Be', spero che almeno loro si ricordino di lei.»

I
tre uomini che attraversarono la piazza in compagnia del sacerdote erano bassi e tarchiati, con i tratti appiattiti e i lunghi nasi patrizi dei loro antenati maya. Portavano logori abiti da lavoro e vecchi cappelli di paglia che parevano mangiucchiati dagli insetti, e tutti sembravano incredibilmente sospettosi, al punto che Rolk si chiese se il sacerdote non li avesse ammoniti a non dire nulla che potesse mettere in cattiva luce il suo predecessore.

Parlò a voce bassa e lentamente, mentre Kate traduceva, sforzandosi di mantenere un atteggiamento cordiale e rassicurante. Ma non ebbe in risposta che pochi monosillabi, e se l'atteggiamento degli indigeni era docile, i loro occhi erano colmi di diffidenza.

Sì, si ricordavano di Lopato. No, non sapevano niente di suoi eventuali coinvolgimenti con l'antica religione. In effetti, non sapevano nulla di quei riti, se non le solite dicerie. Quanto alle donne scomparse, erano sicuri che fossero semplicemente fuggite.

Quando Rolk chiese loro degli scavi dell'anno precedente, si dimostrarono poco più disponibili, ma alle domande riguardanti eventuali sacrifici che forse avevano avuto luogo a quell'epoca, reagirono protestando la loro assoluta ignoranza. Lavoravano agli scavi, dichiararono, unicamente per guadagnare qualcosa, ed era un lavoro duro, che lasciava poco tempo per le chiacchiere e i pettegolezzi.

Frustrato, li ringraziò, poi prese il sacerdote per un braccio e lo guidò all'interno della chiesa. Lì, Cordino si fermò per asciugarsi il viso e il collo madidi di sudore.

«Temo che non siano stati molto collaborativi,» sospirò. «Ma deve capire che è gente semplice e che l'autorità, sotto qualunque forma, li intimidisce sempre.»

«Ha spiegato loro che sono un funzionario di polizia?»

«No, certo. Ma indossa abiti nuovi e puliti. Ed è venuto in auto. Per loro questo è sufficiente.»

«Non deve pensare che sia venuto con l'intento di danneggiare in qualche modo padre Lopato,» disse a quel punto Rolk.

Per qualche istante Cordino non rispose; si guardava le scarpe coperte di polvere. «Non avrebbe comunque importanza,» dichiarò alla fine. «E anche se sono sicuro che padre Lopato non c'entra nulla con gli omicidi di New York, non potrei aiutarla in alcun modo, neppure se volessi.» Sollevò la testa, puntando i suoi occhi tristi sul viso di Rolk. «Ma non capisce? Se lo facessi, e se lui fosse l'assassino, allora il mio peccato sarebbe grande come il suo.»

«Mi dica, padre, ha parlato alla polizia degli omicidi che a suo dire sarebbero ricominciati?»

«No.»

«Perché?»

Ancora una volta il prete abbassò lo sguardo. «Come le ho detto, sono stato malato. Non ho avuto la possibilità di andare a Chichén Itzá.»

Rolk credeva di sapere quale fosse la sua malattia; si chiese come avrebbe reagito se fosse toccato a lui finire intrappolato per un intero anno in quell'orribile buco nel profondo di una giungla dove si moriva di caldo, e decise che forse anche lui sarebbe finito ogni sera a letto con una bottiglia al fianco. E che forse era stato questo l'unico peccato di padre Lopato.

«Ci penserò io al mio ritorno,» dichiarò dopo un breve silenzio.

«Gliene sarei grato, Mr Rolk, ma temo che non sarà di grande aiuto. Gli abitanti del villaggio non vogliono parlare neppure con la polizia locale.» Abbozzò un debole sorriso. «Né con il loro sacerdote.»

Quando Rolk lasciò la chiesa, i tre uomini erano ancora con Kate, ma vedendolo avvicinarsi si voltarono e attraversarono di nuovo la minuscola piazza.

«A quanto pare non riesco a combinare granché oggi,» osservò allora lui.

Kate si voltò a guardarlo sbattendo gli occhi, quasi la sua voce l'avesse improvvisamente risvegliata, poi tornò a puntare lo sguardo verso gli uomini che si allontanavano. «Non è colpa sua,» affermò. «Ho cercato di parlare con loro nel linguaggio maya... si ricordavano di me... e mi hanno risposto nella stessa lingua.» Ancora una volta tornò a voltarsi verso di lui, schermandosi gli occhi con la mano. «Forse non sanno davvero nulla. Forse si tratta soltanto di voci.»

«Non sono voci a New York,» la contraddisse lui. «E non credo che lo siano neppure qui.»

 

Sulla via del ritorno si fermarono per fare colazione. Dopo avere parcheggiato la jeep in una piccola radura, si aprirono la strada verso l'interno, seguendo un lontano gorgoglio d'acqua. Il sentiero che seguirono era strettissimo, probabilmente usato solo dagli animali per arrivare all'acqua che sentivano scrosciare più avanti. Tutt'intorno a loro, dalla vegetazione si levava un vapore leggero mentre fasci di luce filtravano attraverso il verde baldacchino sopra le loro teste e asciugavano la rugiada di cui la terra era impregnata. Si fermarono per ammirare i colori della giungla, i boccioli arancione e scarlatti che parevano esplodere fra il verde scuro delle piante, i tucani multicolori che si levavano improvvisamente in volo da trespoli nascosti, muovendo con le ali le foglie altrimenti immobili, scatenando il vivace chiacchiericcio di scimmie non più grandi del pugno di un uomo, che balzavano freneticamente di ramo in ramo, di albero in albero.

Giunsero in una radura nel cui centro scorreva un ruscello e scoprirono che il rumore che li aveva guidati era prodotto da una piccola cascata che precipitava in un minuscolo stagno dal fondo pietroso.

«Non è un granché come ruscello,» commentò Rolk. «Soprattutto se pensiamo a come sembrava fragoroso il rumore dalla strada.»

«È un fenomeno dovuto alla cortina di vegetazione che ci sovrasta,» spiegò Kate. «Crea un effetto tunnel che amplifica i suoni.»

«Jane della giungla,» rise lui, mentre posava il cesto su un macigno coperto di muschio.

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